L’Italia non userà i fondi Pnrr per le armi
Il caso. L’Italia non userà fondi Pnrr per le armi. L’assicurazione di Palazzo Chigi
L’uso dei fondi destinati a fare ripartire l’Europa per la guerra in Ucraina è stato sostenuto a Firenze dall’Alto rappresentante dell’Ue per la Politica estera, Josep Borrel. Contrari i sindaci
Se non uno scontro, è quantomeno uno smarcarsi dalle richieste europee. Sulla possibilità di destinare parte dei soldi del Pnrr, il Piano di ripresa e resilienza, per aumentare gli investimenti nella difesa, il governo ha assunto una posizione chiara.
«L’Italia non intende usare i fondi del Pnrr per produrre armi», affermano fonti di Palazzo Chigi interpellate dall’Ansa.
Parole che non vogliono in alcun modo far venir meno il sostegno «sul piano politico e militare» all’Ucraina. «Il governo – si legge – è favorevole a un uso flessibile dei fondi europei», ma il Pnrr «è uno strumento di investimento strategico e non un veicolo per finanziare la produzione di munizioni o armamenti».
Le affermazioni di Palazzo Chigi tentano di spegnere le polemiche su un eventuale scontro dentro la maggioranza che poteva essere suscitato dalle dichiarazioni di Thierry Breton, il commissario Ue per il Mercato interno.
Presentando giorni fa il piano Asap per produrre in Europa un milione di munizioni all’anno, in gran parte destinate a Kiev, Breton aveva aperto all’utilizzo in qusta chiave dei fondi Recovery di tutti gli Stati membri interessati.
Una soluzione sposata anche dall’Alto rappresentante dell’Ue per la Politica estera, Josep Borrel, intervenuto ieri allo “Stato dell’Unione” a Firenze. «La guerra è una realtà e va affrontata – ha dichiarato Borrel -. Preferiremmo spendere questi soldi aumentando il benessere delle persone, come chiedono i sindaci, ma non abbiamo scelta».
Un appello che Palazzo Chigi non sembra però intenzionato ad accogliere. La decisione del governo produce un quasi inedito allineamento tra maggioranza e opposizione.
Pochi giorni fa, alla sola apertura formale da parte di Bruxelles sulla questione Pnrr-armi, aveva fatto seguito infatti l’indignazione da sinistra, con Conte a capofila.
«Quei soldi servono per asili nido, sanità, ambiente – tuonava sui social il leader M5s, che da presidente del Consiglio ottenne il Pnrr -. Servono a far rialzare l’Italia non a fare la guerra». Insomma, la proposta dell’Ue sembra non convincere nessuno. E di certo non aiutano le difficoltà che l’Italia sta incontrando nell’impiego completo dei fondi a disposizione.
La trattativa tra Roma e Bruxelles sull’ormai famosa terza rata da 19 miliardi di euro è ancora in corso. Sulla questione tutti si dicono ottimisti.
A Firenze, dallo stesso palco che ha ospitato Borrel, il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, hadetto di vedere «una buona cooperazione» tra le autorità italiane e quelle europee e ha parlato di «ritardi tecnici, come è successo per altri Paesi». Rassicurazioni arrivano anche dalla portavoce dell’esecutivo Ue, Veerle Nuyts, durante l’incontro quotidiano con la stampa. Bruxelles sta intrattenendo «scambi costruttivi con le autorità italiane» che «ove necessario forniscono informazioni complementari», ha spiegato la portavoce, evidenziando che «non è raro prendere tempo oltre la scadenza».
Nel frattempo prosegue senza sosta il lavoro del ministro Raffaele Fitto, che da Palermo annuncia «entro agosto la rimodulazione del Pnrr».