Superbonus, cosa succede ora? Ecco le ipotesi
Il ministro dell’Economia ha evidenziato come il contributo statale per la riqualificazione edilizia degli edifici sia piuttosto iniquo, ma ha anche sottolineato come sia necessario immaginare un’operazione simile anche per scuole e ospedali. Mentre Poste Italiane decide di sospendere l’accettazione di nuove domande per la cessione dei crediti, i sindacati di categoria denunciano la speculazione alle spalle delle imprese
“I bonus edilizi stanno causando rilevanti maggiori oneri rispetto alle stime. L’incremento, sulla base delle informazioni al primo settembre, segnala uno scostamento complessivo di 37,8 miliardi sull’intero periodo di previsione. In questo modo si pregiudicano altri interventi”. Così il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti ha aperto ad una possibile modifica di tutti i bonus edilizi e in particolare del Superbonus
Le parole sono chiare. “Il superbonus sarà rivisto in modo selettivo, perché il governo non ritiene equo destinare una così ingente massa di risorse ad una limitatissima fetta dei cittadini. Non sottovaluto il contributo che ha dato la misura in una fase particolarmente critica dell’economia, ma è tempo per una riflessione comune”, ha dichiarato il ministro
La soluzione su come modificare il superbonus, sfruttando la grande offerta edilizia, l’ha indicata Giorgetti rispondendo alle domande dei parlamentari in audizione sulla Nadef: “La grande possibilità offerta dal Repower Eu, quando sarà approvato, è quella di fare grande operazione, simile al 110%, per gli edifici pubblici. Dobbiamo dirottare tutta l’offerta che c’è nell’edilizia per mettere in condizioni di risparmio energetico tutta una serie di edifici pubblici”
A proposito del superbonus si era già espressa la sottosegretaria all’Economia, Lucia Albano di Fratelli d’Italia, evidenziando come “il tema Superbonus sia sul tavolo, noi puntiamo a una semplificazione, a una razionalizzazione e sistematizzazione della misura. Nel frattempo, stiamo ascoltando le imprese e le aziende e stiamo cercando di capire le possibilità di sviluppo in tema di cessione del credito”
A partire dal 7 novembre anche Poste Italiane, che era tra le poche banche che risultavano ancora operative nel business, ha annunciato sulla sua pagina dedicata che per il momento non accetterà nuove domande. “Il servizio di acquisto di crediti d’imposta ai sensi del DL 19 maggio 2020 n.34, convertito con modificazioni nella legge 17 luglio 2020 n.77 e s.m.i., è sospeso per l’apertura di nuove pratiche”, si legge nella nota
Intanto c’è una capacità fiscale in esaurimento e quindi si preferisce non accettare nuove pratiche, per completare quelle già avviate. Poi ci sono le recenti sentenze di Cassazione che hanno evidenziato una nuova lacuna del meccanismo di cessione dei crediti edilizi, confermando la possibilità per l’Amministrazione finanziaria di effettuare il sequestro dei crediti nel caso sia avviata una procedura per sospetta frode nella cessione
A proposito della decisione di Poste Italiane, Giorgetti è stato chiaro: “Non ho mai fatto né mai farò telefonate presso istituti privati o simili per fare cose contro gli interessi aziendali. Sulla cessione dei crediti non possiamo obbligare per legge le istituzioni finanziarie private o che agiscono come tali”
Sembra invece sia un falso allarme quello su Banca Intesa. Nella mattinata dell’8 novembre era circolata la notizia che l’istitututo stava seguendo la strada di Poste Italiane e aveva iniziato a rifiutare le nuove richieste di cessione del credito. Intesa al Corriere ha spiegato che “sta coinvolgendo le imprese per ampliare la propria capacità fiscale” e ha “siglati già due accordi con Autotorino per un valore fiscale pari a 200 milioni di euro e con Sideralba per 175 milioni, mentre sono in fase di sottoscrizione altri accordi”
“È in corso una speculazione pazzesca. Stiamo chiedendo da tempo lo sblocco di Cdp e Poste e di tutte le partecipate pubbliche, per dare un segnale di fiducia e per rimettere in moto il mercato”, ha dichiarato la presidente dell’Ance, Federica Brancaccio. Nel mirino ci deve essere soprattutto la speculazione “ a causa della disperazione delle imprese: se prima il credito al 110% veniva acquistato in media al 102%, ora si arriva anche all’85%”, denuncia Brancaccio
IL COMMENTO DI CONFEDILIZIA – “La presa di posizione di Poste Italiane dimostra come sia necessario, prima di pensare a modifiche normative sul Superbonus, verificare se siano stati risolti – per tutti gli incentivi riguardanti gli interventi sugli immobili – i molti problemi relativi alla cessione del credito e allo sconto in fattura”, lo afferma il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa