GAS, PRONTO DECRETO SBLOCCA-TRIVELLE: ANCHE IN ABRUZZO AUMENTO ESTRAZIONI

“Si può ripartire raddoppiando la produzione dagli attuali pozzi e poi con le trivellazione nell’Adriatico centrale al largo della coste, c’è un giacimento comune con la Croazia da cui estrarre 70 miliardi di metri cubi in più anni”.

L’indicazione è del ministro dello Sviluppo economico, Adolfo Urso, illustrando la novità più rilevante contenuta nello schema di articolato sullo sblocca trivelle, il cui assetto generale era già stato predisposto dall’ex ministro Roberto Cingolani con il governo di Mario Draghi, annunciato ieri come prioritario dal premier Giorgia Meloni.

Per ora la zona potenzialmente interessata al ritorno delle estrazioni di gas è a nord di Goro (a est di Ferrara, nei mari dell’Emilia Romagna, ma la misura complessiva riguarderà prima o poi, più prima che poi, anche l’Abruzzo, dove in mare ci sono già 17 piattaforme attive prevalentemente adibite all’estrazione del gas, che potrebbero aumentare la produzione, e anche 15 permessi di ricerca, con dati aggiornati al gennaio scorso, che sono stati sbloccati a inizio 2021, dopo essere stati congelati dal decreto Sviluppo nel febbraio 2019, e che ora dovrebbero avere la strada spianata.

Il governo sta infatti predisponendo anche un emendamento al decreto Aiuti ter e che è chiamata a dare attuazione all’articolo 16 del Dl Bollette (il 17 del 2022), che introduce deroga al Pitesai, il piano regolatore che disciplina le estrazioni di idrocarburi in Italia: lo sblocco, in tutta la penisola, del rilascio di nuove concessioni in zone comprese tra le 9 e 12 miglia (anche qui solo per i giacimenti con potenziale sopra i 500 milioni di metri cubi).

Con il risultato che si potranno ampliare le attività esistenti su permessi in essere. Inoltre è prevista la riapertura delle attività, incluse quelle di ricerca, in tutte quelle aree protette non ancora esistenti ma da costituire secondo la linea dettata dal Pitesai.

L’obiettivo è destinare una buona fetta della produzione nazionale alle imprese in difficoltà a prezzi calmierati. E nel testo del decreto Gas Release lasciato da Cingolani a Pichetto, pronto per essere varato, si parlava di una dote da 6 miliardi di metri cubi da offrire a sconto (a fronte dei 3,3 miliardi prodotti nel del 2021).

Ma ci deve aspettare una nuova stagione di lotte e vertenze ambientali. Basta ricordare che dopo che l’Eni, ad aprile scorso, aveva annunciato di scavare in cerca di gas, oltre i mille metri di profondità, nel pozzo denominato “Donata 4”, al confine tra Abruzzo e Marche, al largo di Martinsicuro e San Benedetto, subito registrata la levata di scudi delle amministrazioni comunali.

E 24 comuni italiani in cinque regioni, Abruzzo, Basilicata, Campania, Sicilia e Piemonte, appoggiati dal coordinamento nazionale No Triv, hanno presentato un ricorso al Tar del Lazio per chiedere di fatto l’annullamento del Pitesai, che già anticipava in ritorno alle perforazioni. La partita è ancora aperta.

Cinque i Comuni abruzzesi ricorrenti, tutti sulla costa teramana: Martinsicuro, Alba Adriatica, Tortoreto, Pineto e Silvi.

Ma il governo non sembra avere nessuna intenzione di fare questa volta passi indietro, favorito dalla fame di energia del Paese.

Meloni nella conferenza stampa di venerdì ha detto che la misura, che dovrà essere accompagnata da decreti ministeriali “riguarda la possibilità di liberare alcune estrazione di gas italiano facilitando le concessioni in essere e immaginandone nuove. Chiederemo ai concessionari che dovessero aderire – ha aggiunto – di mettere a disposizione, in cambio, da gennaio gas tra uno o due miliardi di metri cubi, da destinare ad aziende energivore a prezzi calmierati”.

“Potenzialmente si stima una quantità di 15 miliardi di metri cubi sfruttabili nell’arco di 10 anni” ha detto il ministro Gilberto Pichetto Fratin. Per Vannia Gava, viceministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica “avere più gas, a minor costo, è il primo e più rapido modo per raggiungere quella sicurezza energetica che è un obiettivo strategico per l’Italia”.

Secondo le stime elaborate dal ministero della Transizione Ecologica (Mite) le riserve di gas definite ‘certe’ in Italia ammontano a 39,8 miliardi di metri cubi (22 dei quali sulla terraferma e gli altri offshore).

Sono quelle che possono essere ‘commercialmente prodotte’ con una probabilità maggiore del 90%.

Poi ci sono quelle ‘probabili’, che possono essere estratte con una probabilità maggiore del 50% (e sono altri 44,5 miliardi di metri cubi di gas) e quelle ‘possibili’ (ulteriori 26,7 miliardi di metri cubi) che si stima possano essere recuperate con una possibilità molto inferiore al 50%.

In generale, le maggiori risorse si trovano al Sud, ma le trivelle sono sparse in 15 regioni. Secondo le stime di Assorisorse, nel corso del 2021 l’Italia ha estratto 3,3 miliardi di metri cubi di metano, a fronte di un consumo di oltre 70 miliardi. L’obiettivo dichiarato è quello di raddoppiare.

Venendo alle piattaforme in attività in Abruzzo, al largo di Pescara, da un massimo di 36 chilometri dalla costa a un minimo di 12 chilometri, troviamo le piattaforme dell’ENI Camilla 2, Emilio, Emilio 3, Fratello Cluster, Fratello est 2, Fratello Nord, Emma ovest, Simonetta 1, Squalo e Viviana 1. Attivate tra il 1980 e il 2001.

Al largo della costa chietina ci sono le piattaforme della Edison Rospo mare e Stefano mare 101, a soli due km. e le strutture “reticolari” o “unità galleggianti di stoccaggio” denominate Santo Stefano mare 19, Santo Stefano mare 37, Santo Stefano mare 4, e Santo Stefano mare 8 bis, e Alba marina.

Ci sono poi i permessi di ricerca, alcuni dei quali potrebbero arrivare al traguardo dell’estrazione.

Sul mare abruzzese insiste innanzitutto il permesso di ricerca “B.R268.RG” di della Petroceltic Italia e Cygam energy Italia a ridosso delle coste di Francavilla e Ortona.

Più a sud e più al largo della celebrata costa dei Trabocchi ci sono poi i permessi di ricerca “B.R270.EL” , “B.R271.EL” e “B.R272.EL” della sola Petroceltic Italia, per un estensione complessiva di 900 chilometri quadrati.

Spostiamoci sulla terraferma e cominciando dalla provincia di Teramo c’è l’istanza di ricerca “Corropoli”, presentato dalla Rockhopper a cavallo tra Marche e Abruzzo, che in regione riguarda 151 chilometri quadrati tra Martinsicuro e Roseto degli Abruzzo.

C’è poi l’istanza di ricerca “Villa Carbone”, presentata da Canoel Italia e Gas plus italiana, che riguarda i comuni di Canzano, Castellalto, Cellino Attanasio, Cermignano, Mosciano Sant’Angelo, Notaresco, e il capoluogo Teramo.

L’istanza di ricerca “Villa Mazzarosa” presentata da Rockhopper Italia, interessa invece i comuni di Pineto e Roseto degli Abruzzi.

Il permesso di ricerca “Settecerri” riguarda in Abruzzo 363 chilometri quadrati, da Montorio al Vomano ai comuni della Val Vibrata, passando per Teramo, e interessando anche la provincia di Ascoli Piceno nelle Marche.

Il permesso di ricerca “Mutignano” dell’Eni e di Gas plus italiana, si estende per 75 chilometri quadrati sul territorio da Martinsicuro a Montesilvano, abbracciando tutta la costa teramana e parte di quella pescarese.

C’è poi il permesso di ricerca “Bucchianico” dell’Eni che da Bucchianico in provincia di Chieti si estende per 190 chilometri anche nella val Pescara e il territorio del capoluogo Chieti.

Il permesso di ricerca “Ortona” dell’Eni, per 140 chilometri quadrati insiste su tutta la costa dei Trabocchi da nord di Ortona fino a Fossacesia, estendendosi anche sul territorio di Lanciano.

E ancora c’è il permesso di ricerca “Civita” della Rockhopper, da Fossacesia a San Salvo, investendo anche Vasto e la riserva di Punta Aderci, inoltrandosi nella val di Sangro.

C’è poi il famigerato permesso di ricerca “Monte Pallano” di Cmi energia e Intergie che insiste in provincia di Chieti sul lago di Bomba e contro cui il fronte ambientalista e i sindaci del territorio si battono da anni.

La ricerca di gas e petrolio riguarda anche l’entroterra aquilano.

Tre infatti sono i permessi di ricerca in essere è che ora potrebbero essere sbloccati, tutti della Lumax oil.

C’è quello denominato “Sora” che oltre a Sora nel Lazio e si estende in Abruzzo lungo tutta la valle Roveto a lambire il Fucino.

Il permesso di ricerca “Fiume Aniene” si estende dal Lazio anche nella Marsica, in particolare nei territori di Capistrello e Castellafiume.

Infine il permesso di ricerca “Lago Del Salto” che interessa in Abruzzo anche la valle del cavaliere e il territorio di Carsoli e Tagliacozzo.

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