La salute mentale e i dati in Italia
In occasione della Giornata Mondiale per la salute mentale, sono stati diffusi i dati che riguardano il bonus psicologo. Il risultato mostra 300.000 richieste arrivate e il 60% da persone under 35 – considerando questa cifra l’investimento della misura straordinaria è passato da 10 a 25 milioni.
Il problema principale che resta ancora aperto in Italia riguarda la percezione che si ha per la salute mentale sia a livello medico delle strutture ospedaliere o all’interno della sanità pubblica, sia nella società.
Di fatto la salute mentale è ancora un campo pieno di stereotipi e di lassismo, e si pensa che le questioni legate alla salute mentale siano circoscritte a determinate malattie, riconosciute soltanto di recente in quanto tali, ovvero disturbo borderline, bipolarismo, schizofrenia e quello più intricato nella sua definizione: la depressione.
Stando alle analisi fatte da Unicef, nel nostro paese i servizi di prevenzione o di cura sono del tutto insufficienti: “prima della pandemia, il 2019, solo 30 su 100 minori con un disturbo neuropsichico riuscivano ad accedere a un servizio territoriale specialistico e solo 15 su 100 riuscivano ad avere risposte terapeutico-riabilitative appropriate”.
Anche la Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza ha diffuso numeri significativi: un minore su quattro soffre di ansia o depressione in Italia, mentre durante l’emergenza sanitaria sono aumentati anche i casi di disturbi alimentari come anoressia e bulimia.
Lo scorso anno indagine portata avanti dalla Fondazione Soleterre dall’Unità di ricerca sul Trauma dell’Università Cattolica di Milano ha sottolineato come il 17,3% di giovani dai 14 ai 19 anni pensi quasi ogni giorno o la maggior parte dei giorni che sarebbe meglio morire o farsi del male.