UCRAINA E ITALIA: FOMENTARE LA FORNITURA E L’USO DELLE ARMI E’ LEGITTIMO?
Art. 11 Costituzione: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”
La costituzione prevede che l’indirizzo politico spetta al governo che goda della fiducia delle camere.
L’Italia si sta ponendo cobelligerante insieme ad altri Paesi alleati, ma la decisione deve passare per le 2 camere del parlamento (79) e questo ancora non è accaduto.
Sembra sia successo invece che sono state inviate armi con il canale degli aiuti umanitari come documentato dalla trasmissione del giornalista Giordana su Rete4 (eloquente l’immagine di un’arma italiana imbracciata dalle truppe Azov). Ma questo significa ingannare i cittadini anche se il premier italiano (non eletto dal popolo) e molti politici non hanno fatto mistero della loro posizione pro fornitura armi a scopo “difesa” e qui sorge un’altra questione.
Qualcuno argomenta che l’art. 11 va letto assieme all’art. 52 che pone la difesa della patria quale “sacro dovere” e con l’art. 78 che affida al Parlamento la competenza a dichiarare lo Stato di guerra.
Quindi, se da un lato viene ripudiata la forza bellica come strumento di offesa alla libertà d’altri popoli o come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, dall’altro, permane la facoltà di ricorrere all’uso delle armi per contrastare un altrui ingiustificato attacco all’indipendenza o all’integrità territoriale, coerentemente con il principio di autodifesa sancito dalla Carta delle Nazioni Unite del 1945.
Ma la domanda è: quale patria? ricorrono le condizioni dettate dall’art. 11 o no?
Di certo fino all’attuale classe politica non era mai accaduto di assistere a un inno così sfrenato all’appoggiare la fornitura e l’uso delle armi. Con tanto di promessa di stanziamenti economici in tal senso. La proposta è di un aumento delle spese militari al 2% del Pil (siamo il 5 paese in Europa per spese militari).
E se non si può fare “ufficialmente”, si trova il canale “informale” come, appunto, denunciato dalla trasmissione di Giordana.
Come ha detto Papa Francesco: “certe scelte non sono neutrali, destinare gran parte della spesa alle armi, vuol dire toglierla ad altro e continuare a toglierla ancora una volta a chi manca del necessario”