Omicron 2 spaventa il mondo: in Germania record di casi, in Cina torna il lockdown. Ma in Italia non è ancora la quinta ondata


Omicron torna a preoccupare. E lo fa con la sottovariante BA.2, la cosiddetta Omicron 2, che sembra aver portato già ad una nuova ondata in quasi tutta Europa e non solo. Inaspettata, perché arriva in un momento in cui tutto il mondo aveva cominciato ad allentare le restrizioni in vista dell’estate, convinto che il peggio fosse alle spalle. Eppure gli indici sono in risalita, colpa anche della sottovariante che sarebbe più trasmissibile anche di Omicron.
Germania: record di casi «La situazione pandemica in Germania è molto peggiore dell’umore. Non possiamo dirci contenti della situazione», ha detto il ministro della Salute tedesco, Karl Lauterbach, a Berlino, in conferenza stampa. «Leggo sempre di nuovo che la variante Omicron è una variante leggera, ma questo è falso o comunque vero solo in parte. Ci sono 250 vittime al giorno in Germania. E in poche settimane i pazienti che moriranno saranno di più». Il ministro e gli esperti del Robert Koch Institut temono che si possa arrivare di nuovo a una situazione di pressione troppo forte sul sistema sanitario nazionale. Solo qualche giorno fa i casi di contagio da Covid in Germania hanno raggiunto un nuovo record in 24 ore, con 262.752 positivi. Secondo alcuni esperti la Germania starebbe vivendo una sesta ondata pandemica, dominata dalla subvariante BA.2 dell’ Omicron, più contagiosa ancora di quella originaria. Anche l’allentamento delle misure sta contribuendo al nuovo picco, e c’è chi mette in guardia dalla scadenza del prossimo 20 marzo quando le restrizioni dovrebbero essere sollevate del tutto.
Francia, via mascherine e super Green pass. Dopo 2 anni di Covid, la Francia toglie da oggi, e in modo deciso nonostante una leggera ripresa dei contagi, le principali costrizioni sanitarie alle quali l’aveva costretta la pandemia, dal «pass vaccinal» (il Super Green pass) all’obbligo di mascherine all’interno (all’aperto, l’obbligo non c’è più dall’inizio di febbraio). Restano gli appelli alla prudenza, soprattutto per i più fragili e le fasce di età più avanzata, e alcune eccezioni: la mascherina resta obbligatoria sui trasporti pubblici e negli ospedali. Scuole, cinema, teatri, ristoranti, negozi, supermercati: da oggi l’obbligo di mascherina non esiste più e nessuno può più chiedere all’ingresso di esibire il green pass. I datori di lavoro possono, autonomamente, decidere di imporlo ai loro dipendenti e il ministero dell’Educazione raccomanda la mascherina ai «casi contatto, all’interno, fino a 7 giorni dopo la dichiarazione del caso» originario. Negli ultimi giorni, il numero di casi positivi in Francia ha fatto registrare una ripresa. La media degli ultimi sette giorni è stata di 65.250 casi, contro 50.646 una settimana fa. Nessun effetto, per il momento, sui servizi di rianimazione negli ospedali.
Gran Bretagna Sono tornati a salire in tutte le 4 nazioni del Regno Unito (Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda del Nord) il trend dei contagi da Covid, dopo una fase di calo costante della curva complessiva dei dati nazionali. Lo confermano le stime settimanali dell’Office for National Statistics (Ons), secondo i cui calcoli le persone infettate sono ora 1 ogni 30 in Galles e 1 ogni 25 in Inghilterra (erano indicate a 1 ogni 30 nei 7 giorni precedenti). Mentre va peggio sia in Irlanda del nord (un contagiato ogni 17 abitanti) sia in Scozia (1 ogni 18, dove la svolta negativa è peraltro segnalata già da febbraio). La fine totale delle restrizioni decisa dal governo centrale di Boris Johnson per l’Inghilterra, e a seguire dalle autorità locali per le altre nazioni, viene ora rimessa in discussione da alcuni esperti. Anche se la tendenza appare comune in questa fase a numerosi altri Paesi soggetti a residue cautele e sembra poter essere ricondotta secondo alcune analisi più che altro a un progressivo degrado della copertura immunitaria extra attribuita alle terze dosi booster dei vaccini somministrate massicciamente dopo l’esplosione della variante Omicron; oltre che al possibile impatto della nuova sottovariante. In base agli aggiornamenti giornalieri britannici, sono tornati comunque a salire pure i ricoveri negli ospedali, sebbene restino relativamente stabili quelli in terapia intensiva e soprattutto i dati sulla mortalità.
Italia, è la quinta ondata? Anche in Italia i dati sono in risalita, anche se al momento la situazione sembra sotto controllo e il governo sembra destinato a proseguire nel percorso di allentamento delle restrizioni. Gli attualmente positivi sono tornati ad essere un milione mentre i dati evidenziano anche un leggero aumento delle ospedalizzazioni. Ad ogni modo, in Italia la situazione appare al momento sotto controllo. Anche sul fronte delle scuole. L’ultimo report del ministero dell’Istruzione rileva infatti che sono stati 5.208.193 gli alunni presenti in classe tra il 28 febbraio e il 5 marzo, pari al 97,5%; a fine gennaio erano l’80%. L’analisi di Cesare Cislaghi, già presidente della Società italiana di epidemiologia, invita tuttavia ad aumentare il livello di guardia. In Italia, spiega, «siamo già ad un incremento dei casi di Covid pari al +30% alla settimana ed è probabile che nei prossimi giorni vedremo anche un aumento dei ricoveri ospedalieri; è una situazione di nuovo peggioramento che si risconta anche in altre nazioni, dove in alcune realtà il rialzo dei casi si è verificato prima poiché prima si è passati ad un allentamento delle misure restrittive». Ma il nostro Paese, avverte, «sta seguendo questa onda».
«Evitiamo di allarmare la gente dicendo che va tutto male o parlando di quinta ondata di Covid-19 perché salgono solo i tamponi positivi. Tamponi positivi non vuol dire avere malati e soprattutto non vuol dire avere malati gravi», ha detto Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova. «Siamo di fronte all’inizio della quinta ondata? C’è stato negli ultimi giorni un aumento dei contagi legato soprattutto alla veloce circolazione virale tra i bambini tra i 5 e gli 11 anni, che sono ancora poco protetti in quanto non vaccinati in oltre il 50% dei casi – analizza l’esperto su Facebook – La situazione negli ospedali non desta alcuna preoccupazione, con una discesa che continua ormai da 4 settimane consecutive. Quindi vanno evitati allarmismi».Cina, riecco il lockdown.

Non sembrano essere legati a Omicron 2 ma alla variante “originale”, ma in Cina la risalita dei contagi fa preoccupare. Oltre 17 milioni di residenti della megalopoli di Shenzhen sono stati messi in lockdown fino al 20 marzo. Con i contagi raddoppiati a livello nazionale a quasi 3.400 in un solo giorno, mai così tanti dalla crisi di Wuhan nel febbraio del 2020. Le autorità dell’hub tecnologico meridionale di Shenzhen, considerata la Silicon Valley cinese, hanno sollecitato tutti i residenti a restare in casa, nello sforzo teso a debellare l’ondata di contagi legati alla variante Omicron che arriva dalla vicina Hong Kong. Così hanno disposto la sospensione dei trasporti pubblici e il lancio di tre round di test di massa, in aggiunta al blocco già imposto alle attività nella zona finanziaria e del business della città. Shenzhen ha riportato nella giornata di domenica 66 nuove infezioni, una frazione delle 32.430 rilevate nella vicina Hong Kong, dove circa 300.000 persone sono in isolamento o in quarantena domestica. L’ex colonia britannica sta anche registrando uno dei tassi di mortalità più alti al mondo, a causa dello scarso livello di vaccinazione tra la popolazione più anziana.
Ma oltre all’hub tecnologico di Shenzhen, la Cina mette in lockdown l’intera provincia di Jilin e i suoi 24 milioni di abitanti a causa del balzo dei casi di Covid (quasi 900 ieri), adottando le misure più vicine a quelle del 2020 per domare la pandemia nell’Hubei e nel suo capoluogo Wuhan. Ai residenti, secondo le autorità locali, è vietato di lasciare la provincia che confina con la Corea del Nord per lo stop temporaneo ai viaggi transprovinciali e transurbani a carico soprattutto dei residenti di Changchun e Jilin, le città più colpite. Inoltre, sono stati condotti più cicli di test di massa e costruiti ospedali d’emergenza.

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