Massimo Giletti: in procura su Riina e Messina Denaro
Non è l’Arena, cosa ha detto Massimo Giletti in procura e le indagini dei pm sui presunti accordi per gli arresti di Riina e Messina Denaro.
I fratelli Graviano avrebbero consegnato il Capo dei Capi nel 1993 e consigliato a ‘U Siccu di farsi prendere trent’anni dopo. Una tesi per ora senza riscontri
Il conduttore Massimo Giletti si è presentato ieri per la terza volta in procura a Firenze. I pm Luca Turco e Luca Tescaroli indagano sulle stragi del 1993 a Milano, Roma e Firenze. E lavorano anche sulla presunta fotografia che ritrarrebbe Silvio Berlusconi, il generale Francesco Delfino e Giuseppe Graviano. E che sarebbe custodita da Salvatore Baiardo, il quale l’ha mostrata al conduttore e ad altri. Ma durante la perquisizione in casa dell’ex gelataio di Omegna condannato per favoreggiamento dei boss di Brancaccio lo scatto non è stato ritrovato. Mentre i giornali hanno parlato di alcune intercettazioni in cui l’ex senatore di Forza Italia condannato per associazione mafiosa Marcello Dell’Utri auspica che Non è l’Arena chiuda perché parla della trattativa Stato-Mafia.
L’intercettazione
Ma cosa ha detto il conduttore ai pm? «Ci sono vicende che non si possono risolvere in uno studio televisivo: vanno affrontate nei luoghi deputati per farlo, cioè gli uffici di un’azienda, altrimenti si rischia di finire all’interno di un’aula di tribunale», ha spiegato ieri Giletti in un video. Sostenendo di essere «appena uscito dalla Procura di Firenze e questo – ha sottolineato – vi fa capire la situazione complessa, difficile e delicata che stiamo vivendo».
Prima aveva parlato durante il suo spazio su Rtl 102.5 ricordando proprio le intercettazioni di Dell’Utri. Nelle telefonate captate dagli inquirenti sarebbero emerse una serie di allusioni e speculazioni di Baiardo su millantati intrecci tra mafia stragista e politica. Al di là delle voci sugli ascolti del programma in calo e del riavvicinamento di Giletti alla Rai, in molti ipotizzano che sulla chiusura di Non è l’Arena avrebbero avuto un peso le indagini sulla partecipazione alla trasmissione di Baiardo.
La Trattativa Stato-Mafia
Le allusioni riguardanti inediti scenari sulla trattativa Stato-Mafia da parte dell’amico dei Graviano sono diverse. Baiardo inoltre, già un paio di mesi prima dell’arresto del boss Matteo Messina Denaro, in un’intervista a Non è l’Arena si era detto convinto che il superlatitante si sarebbe fatto catturare con un accordo. Oggi Enrico Deaglio su La Stampa spiega cosa c’è dietro l’indagine dei pm di Firenze. Ovvero una tesi che parte dall’arresto di Salvatore Riina in via Bernini a Palermo nel gennaio del 1993. Quello che sappiamo è che a riconoscere il Capo dei Capi consentendo l’arresto dei carabinieri guidati dal capitano Ultimo fu il pentito Balduccio Di Maggio. Che è stato arrestato a Borgomanero, a pochi chilometri da Omegna in Piemonte. Ovvero il luogo della gelateria di Baiardo.
Il ruolo del generale Delfino
Ma, spiega Deaglio, c’è un’altra tesi su questa vicenda. Che dice che Di Maggio si è convinto a farsi arrestare in cambio di molto denaro dato proprio da Giuseppe Graviano. In accordo con Delfino. In questa ottica, assolutamente non provata, Graviano avrebbe “venduto” Riina in cambio di protezione da parte di Delfino. Nel 1998 il carabinieri è stato arrestato per aver estorto un miliardo alla famiglia di Giuseppe Soffiantini in cambio della sua liberazione dopo un rapimento. I Graviano, ristretti dal gennaio 1994 al 41 bis, hanno confermato gli incontri con Berlusconi ma non la presenza di Dell’Utri.
Secondo Giuseppe Graviano la sua famiglia ha contribuito con il 20% del capitale iniziale Fininvest e Berlusconi gli aveva promesso di rendere questo contributo palese, invece che occulto. In un incontro a Milano nel gennaio 1994, alla presenza di avvocati, dopo essersi assicurato l’appoggio dei Graviano per la campagna elettorale. E invece, sostiene Graviano, «mi ha fatto arrestare!».
L’arresto di Riina e quello di Messina Denaro
Infine, secondo Deaglio, secondo questa prospettiva i Graviano avrebbero non solo consegnato Totò Riina ai carabinieri in cambio della libertà (che però è durata poco più di un anno). Ma avrebbero anche “consigliato” – non si sa come, visto che sono in carcere – a Messina Denaro di “farsi prendere”. Si tratta di una tesi che per ora non ha alcun riscontro. Certo, la foto di cui parla Baiardo nelle intercettazioni e che avrebbe mostrato non solo a Giletti potrebbe diventarlo.