Arrestata preside antimafia per corruzione
Palermo, preside antimafia arrestata per corruzione: rubava da scuola pc e cibo della mensa
Era anche stata nominata Cavaliere della Repubblica: l’indagine scattata dopo la denuncia di una docente.
Una delle più note esponenti dell’antimafia palermitana, la preside della scuola Giovanni Falcone del quartiere Zen, Daniela Lo Verde, insignita anche del titolo di cavaliere della Repubblica, è stata arrestata dai carabinieri nell’ambito di una indagine coordinata dai pm della Procura Europea Gery Ferarra e Amelia Luise con le accuse di peculato e corruzione. Si sarebbe appropriata, con la complicità del vicepreside Daniele Agosta, anche lui arrestato, di cibo per la mensa dell’istituto scolastico, computer, tablet e iphone destinati agli alunni e acquistati con i finanziamenti europei.
Si sarebbe appropriata anche del cibo della mensa scolastica.
A giugno scorso i carabinieri che la indagavano hanno intercettato la prima di una serie di conversazioni tra la donna e la figlia che provano che la dirigente si portava a casa gli alimenti, comprati con i fondi europei per gli alunni.
Mentre lavorava in ufficio in compagnia della figlia, tra una pratica e l’altra, la preside impartiva alla ragazza indicazioni sugli alimenti da riporre all’interno di un sacchetto da portare a casa.
«Questo me lo voglio portare a casa, questi me Ii voglio portare a casa … poi mettiamo da parte… poi vediamo cosa c’e qui … Ii esci e Ii metti qui sopra…» si sente nella intercettazione che risale al 15 giugno ed è uno degli esempi della gestione illegale della donna.
“Il riso … lo metti Ii davanti alla cassettiera e per la cucina questo … benissimo … ora sistema sopra il frigorifero … questa cosa di origano mettila pure per casa … – spiegava – Quelle mettile in un sacchetto che non si può scendere. Il tonno mettilo qui sotto … poi lo portiamo a casa a Sferracavallo (la villa al mare della preside ndr)». Le parole della donna sono ulteriormente riscontrate dalle videocamere piazzate dai carabinieri che la mostrano riempire delle buste di alimenti presenti nell’ufficio di presidenza.
Oltre al cibo delle mense scolastiche la preside Daniela Lo Verde, arrestata insieme al suo vice per corruzione e peculato, si sarebbe appropriata di computer e tablet acquistati con i fondi europei per la scuola. Emerge dall’inchiesta dei carabinieri.
«Che è un nuovo Mac?», chiedeva la figlia alla donna. «Sì ora ce lo portiamo a casa», rispondeva la madre.
«Anche in questo caso, così come gia evidenziato in relazione agli iPad, – si legge nella misura cautelare – la genuinità delle conversazioni registrate fugavano ogni ragionevole dubbio sulle reali intenzioni della preside in ordine al nuovo Mac».
Nell’agosto del 2022 per l’ennesima volta furono rubati computer dall’aula magna della scuola Falcone di Palermo. Un episodio denunciato sui media dalla preside Daniela Lo Verde, oggi arrestata per corruzione insieme al vicepreside Daniele Agosta. I due, non sapendo di essere intercettati, svelano la loro soddisfazione per come il fatto abbia portato contributi alla scuola. “Per un cornuto un cornuto e mezzo – diceva Agosto alla donna – ci stanno arrivando soldi da tutte le parti!».
E la preside rivendicava il merito di aver reso pubblica la notizia «proprio al fine di cavalcare l’onda, pubblicizzare ancora di più il suo personaggio di preside integerrima in prima linea ed ottenere attestazioni di stima, solidarieta, ma soprattutto soldi e aiuti economici dalle istituzioni», commenta il gip.
“Grazie tu devi dire .. perche non l’aveva saputo nessuno …. tu lo devi dire che .. che sono io quella speciale!», diceva a proposito della diffusione della notizia.
Il sindaco di Palermo, attraverso la Fondazione Sicilia, dopo i fatti assegnò all’istituto un contributo di circa tremila euro per riacquistare le attrezzature rubate.
INCHIESTA NATA DALLA DENUNCIA DI UNA DOCENTE
L’inchiesta che oggi ha portato all’arresto della preside antimafia della scuola Giovanni Falcone di Palermo Daniela Lo Verde, ai domiciliari per corruzione e peculato, nasce dalla denuncia ai carabinieri di una ex insegnante dell’istituto che ha raccontato agli inquirenti di una «gestione dispotica della cosa pubblica da parte dell’indagata», scrive il gip che ha disposto i domiciliari per la donna, gestione che era impossibile contrastare salvo correre il rischio di ritorsioni.
L’insegnante ha descritto la dirigente come «avvezza alla violazione delle regole”: da quelle sull’emergenza sanitaria a quelle dei finanziamenti europei.
I progetti scolastici, tutti approvati all’unanimità, secondo la donna non venivano attuati in modo diligente e tra le docenti era frequente la prassi di raccogliere ex post, e non durante lo svolgimento delle attività, le firme dei ragazzi coinvolti.
Questo perché ai progetti affidati alla scuola Falcone in realtà gli alunni non partecipavano o partecipavano in numero ridotto e dipendendo dal numero degli studenti partecipanti l’ammontare dei fondi ricevuti, si rischiava di perdere il denaro.
La docente ha anche rivelato che spesso le fatture per gli acquisiti, ad esempio per la palestra, venivano gonfiate e che solo una parte dei soldi veniva spesa per strumenti didattici, mentre il resto del denaro veniva investito in abbigliamento e scarpe per la dirigenza della scuola.
Le dichiarazioni dell’ex maestra, confermate ai carabinieri da altri insegnanti, hanno fatto partire le intercettazioni.
Le indagini hanno accertato che non si è trattato di un episodio isolato.
Ad una collaboratrice, che giorni dopo chiedeva perché venisse consegnato dalla ditta coinvolta nel progetto finanziato dal Pon tanto cibo a scuola chiusa, la Lo Verde spiegava che il fornitore era cambiato e non si poteva comportare come in passato faceva con una impresa locale con la quale «evidentemente, stando alle sue parole, -dice il gip – aveva un accordo sottobanco che le permetteva di differire le consegna delle forniture indipendentemente dalla data di chiusura dei progetti».
«Il progetto è finito quindi la mensa è finita – diceva – Perciò io le cose ce le devo avere dentro». Oltre al cibo per la mensa de bambini la preside della scuola Falcone dello Zen di Palermo, arrestata per corruzione, si sarebbe appropriata anche di salviette e mascherine destinate agli alunni durante il Covid. L’hanno accertato i carabinieri grazie alle intercettazioni. «C’erano delle salviettine in qualcuna di questi … – diceva non sapendo di essere ascoltata – .. non so se mia mamma ce l’ha .. che cos’altro le puo servire? … questi sono .. disinfettanti? … me Ii porto io». Stessa «attitudine» aveva il vicepreside Daniele Agosta, anche lui finito agli arresti domiciliari e ripreso dalle «cimici» a riemperire lo zainetto con confezioni di succhi di frutta, flaconi di gel disinfettante per le mani e mascherine Ffp2 che portava via con sè. L’uomo si sarebbe anche offerto di aiutare la dirigente a portar via il cibo.
Secondo gli inquirenti sarebbe evidente inoltre la premeditazione nella condotta della Lo Verde. Premeditazione – si legge nella misura cautelare – «inconsapevolmente confermata proprio dalla dirigente nel momento in cui su richiesta della figlia, le diceva di inserire tra le provviste da portare a casa anche la birra. Appare infatti quanto meno discutibile che, tra le provviste ordinate alla ditta Eurospin da destinare alla mensa scolastica possa essere compreso anche l’acquisto di alcolici».
In cambio dell’assegnazione esclusiva e in forma diretta di materiale elettronico per la scuola dal negozio RStore di Palermo Daniela Lo Verde, preside della scuola Falcone dello Zen, arrestata per peculato e corruzione, avrebbe avuto da una dipendente dell’attività commerciale, anche lei finita ai domiciliari, regali come telefonini i-phone. Emeerge dall’inchiesta della Procura Europea.
I carabinieri hanno filmato la dipendente tirare fuori da una busta, dopo aver ottenuto copia del preventivo della ditta concorrente relativo alla fornitura degli arredi scolastici ed essersi assicurata la nuova fornitura di ulteriori Notebook, una busta con due cellulari per la Lo Verde. Andata via la donna, rimasti soli in ufficio la preside e il suo vice hanno aperto ii sacchetto con gli iPhone. Il vicepreside si è lamentato con la dirigente per non aver trovato ii modello 13 Pro «da lui evidentemente richiesto», dice il gip.
La Lo Verde avrebbe risposto al suo collega che i due smartphone erano per le figlie non per lui e l’avrebbe invitato a chiamare il negozio per chiederle spiegazioni.