I BONUS BOLLETTE ALLE IMPRESE RISCHIANO DI RESTARE SULLA CARTA

I crediti d’imposta istituiti prima dal Governo Draghi e ora dal Governo Meloni (con un ulteriore potenziamento in manovra per il primo trimestre 2023) per fronteggiare il caro bollette di gas ed elettricità delle imprese rischiano di finire su un binario morto. Senza né la possibilità di utilizzarli in compensazione né quella di cederli.

Nel primo caso, ci sono imprese che non hanno sufficienti versamenti d’imposta in cui “spendere” il credito in compensazione. Nel secondo caso, non c’è uno spazio di mercato in cui ci siano intermediari o operatori disposti o in grado di acquistarli.

Anche per questo Confindustria, nelle interlocuzioni con il Governo e l’amministrazione finanziaria, ha chiesto meccanismi correttivi. Tra questi la cessione frazionata dei crediti: una possibilità che resta, attualmente, preclusa e lo sarà anche per i primi tre mesi del 2023, tanto è vero che le prime bozze della manovra parlano di cessione «solo per intero».

Con la frazionabilità del credito per ogni singolo periodo, però, si potrebbe usarne parte in compensazione e destinarne altra parte alla cessione. Un’altra proposta è la possibilità di ampliare il termine per l’utilizzo in compensazione. A oggi il calendario è variegato con i crediti del secondo trimestre 2022 già in scadenza a fine anno e quelli delle diverse tranche della seconda parte del 2022 (terzo trimestre, ottobre-novembre e dicembre), il cui termine è stato portato al 30 giugno 2023.

In questo senso potrebbe rivelarsi un assist (in vista della conversione del decreto Aiuti quater) l’orizzonte delineato dalla manovra per i crediti d’imposta del primo trimestre 2023 che fissa una deadline al 31 dicembre del prossimo anno.

Intorno a questi vincoli da ripensare si gioca tutta la partita sull’efficacia e sulla tempestività delle misure. Misure finalizzate ad alleviare il carico divenuto insostenibile dell’elettricità e del gas, che mettono a rischio la prosecuzione dell’attività. Ma la strada dei crediti di natura fiscale potrebbe essere intasata, a causa dell’utilizzo eccessivo dello strumento a partire dall’emergenza Covid in poi.

La bonus economy sembra, infatti, aver saturato gli spazi di utilizzo in compensazione. Non c’è solo l’annosa e controversa questione dei bonus edilizi con tutta la querelle sulla cedibilità, ma ci sono tante agevolazioni anche settoriali che sono state concepite come crediti d’imposta.

Anche perché, ad esempio, per aziende con pochi addetti il numero di versamenti si riduce rispetto a quante devono versare mensilmente ritenute, contributi o, tra le imposte più frequenti, l’Iva.

A questo si aggiunge, poi, che la scelta dell’alternativa della rateizzazione delle bollette elettriche per i consumi da ottobre 2022 a marzo 2023 sposta solo in avanti il problema della “sostenibilità finanziaria” dei rincari.

In attesa che l’Agenzia definisca anche il provvedimento per la cessione dei crediti di ottobre-novembre e dicembre, c’è un’altra data che in prospettiva rischia di trasformarsi in un taglia-fuori.

Entro il 16 marzo 2023 le imprese beneficiarie dei bonus bollette (concessi per il terzo trimestre 2022, per ottobre e novembre 2022 e per dicembre 2022) dovranno inviare alle Entrate una comunicazione sull’importo del credito maturato nell’esercizio 2022.

Un obbligo che ha come sanzione l’impossibilità di sfruttare il credito ancora inutilizzato. Sanzione che, come spiegano dalla direzione politiche fiscali di Confartigianato, rischia di essere sproporzionata e su cui Governo e Parlamento verranno invitati a riflettere in conversione del Dl Aiuti quater.

Anche perché quello stesso giorno scade il termine per la comunicazione delle opzioni 2022 di cessione del credito e sconto in fattura relativi all’edilizia. Il rischio di effetto imbuto per i crediti fiscali, insomma, è molto elevato.

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