VASTO, Jois, ora le indagini accelerano: la procura sente nuovi testimoni
Il pm ascolterà alcuni ragazzi che si trovavano vicino alla scogliera dove è stato trovato il 19enne L’appello della nonna del ragazzo morto: «Chi ha visto mio nipote quella notte, adesso deve parlare»
È un momento chiave per le indagini sulla morte di Jois Pedone, il 19enne trovato morto davanti alla scogliera di Punta Penna il 22 agosto. Il sostituto procuratore della Repubblica, Vincenzo Chirico, sta cercando di scoprire cosa accadde realmente durante la notte precedente al ritrovamento del corpo. Per farlo, ha convocato tutte le persone che quella notte erano a Punta Penna, in particolare alcuni ragazzi.
Molti di loro hanno visto Jois e magari potranno dare una mano alla procura per accertare cosa abbia fatto il ragazzo non appena il taxi lo ha lasciato sul molo?
Chi ha incontrato?
E ancora, è rimasto sempre a Punta Penna o si è allontanando?
Gli investigatori stanno cercando di dare una risposta a questa e altre domande e ora sono intenzionati a dare una svolta alle indagini. Soddisfatta la nonna del ragazzo, Pia Regina, che da subito ha rifiutato la tesi del suicidio: «Sono grata alla procura di Vasto», dice, «so che il pm Vincenzo Chirico ha dato una importante accelerazione alle indagini.
Questo mi rasserena. Ringrazio anche i carabinieri che stanno facendo la loro parte e spero che presto emergano fatti che possano portare alla verità. Chi sa, ora parli», ripete la donna, «Chi ha visto Jois quella notte racconti che cosa faceva e con chi era. Non mi stancherò mai di lanciare questo appello. Jois merita giustizia e solo la verità può fare giustizia».
Sia la nonna di Jois che il figlio Rino Pedone hanno condotto una indagine personale sulla vicenda riuscendo a convincere anche i più scettici che Jois non si era suicidato.
La procura ha aperto un fascicolo per istigazione al suicidio ed è spuntata la pista di un possibile delitto di stampo esoterico, o di un rituale di iniziazione finito male, in virtù di alcuni segni particolari trovati sul corpo del ragazzo.
In ogni caso, sono ancora diversi gli interrogativi da chiarire su questa tragedia, a cominciare dal luogo preciso in cui Jois è morto.
Il borsone, trasformato in zavorra, non era di sua proprietà. La sabbia con cui è stato riempito era rena di tipo ghiaioso, ben diversa dalla sabbia di Vasto.
La maglietta che il ragazzo indossava quando è stato ripescato non era la stessa che indossava al momento di uscire da casa.
Ecco perché la testimonianza di chi era a Punta Penna, nella notte fra il 21 e 22 agosto, potrebbe essere di grande aiuto alle indagini.
Restano poi da visionare il computer e il cellulare di Jois: i tabulati telefonici potrebbero essere un altro tassello importantissimo.