Le vittime degli abusi nella Chiesa contro i vescovi: «Ecco perché il loro report è solo un’operazione di facciata»
L’attacco di ItalyChurchToo dopo il primo rapporto pubblicato dalla Cei sugli abusi: «L’indagine oscura la portata della verità. Dalla Cei nessuna trasparenza»
«Se la ricerca di giustizia è percepita dai vescovi italiani in questo modo, si accentua la sensazione di trovarsi di fronte a una mera operazione di facciata». Questa la replica di ItalyChurchToo, il Coordinamento delle associazioni contro gli abusi nella chiesa cattolica, al primo report sugli abusi presentato la scorsa settimana dalla Cei, la Conferenza Episcopale Italiana. La scorsa settimana, l’autorità ecclesiastica ha condiviso i risultati di un’indagine condotta negli ultimi due anni, che ha raccolto 89 segnalazioni di abusi sessuali, quasi tutti a danni di minorenni. «Il primo report sugli abusi presentato dalla Conferenza episcopale italiana nasce gravemente compromesso e dimostra ancora una volta che la volontà di prendere le distanze dalla cultura dell’omertà e dell’insabbiamento non fa parte dell’agenda Cei», attaccano le associazioni di ItalyChurchToo. Secondo loro, l’indagine della Cei «si concentra più che altro sulle iniziative di formazione messe in atto, pretendendo di realizzare misure preventive senza verità e senza giustizia per le vittime».
«Un atteggiamento opaco e pilatesco»
Il Coordinamento, poi, solleva qualche dubbio sul reale numero di abusi nella Chiesa cattolica. Secondo le associazioni, «il dato di 89 vittime, più che illuminare un angolo buio, oscura la piena portata della verità». «Quante sono le vittime reali, se è lo stesso report ad ammettere la scarsa interazione dei servizi diocesani con le istituzioni civili?», si domandano i membri del Coordinamento. Ma il numero delle vittime di abusi non è l’unico dato contestato. Le associazioni, infatti, definiscono «risibili» le opzioni di accompagnamento offerte dai centri di ascolto Cei. In particolare, quelli per i presunti autori degli abusi, che prevedono «percorsi di riparazione, responsabilizzazione e conversione, accompagnamento psicoterapeutico, ma senza il necessario iter giuridico». I membri del Coordinamento, poi, fanno notare un altro dettaglio: «Nel Report non si trova nemmeno una volta il termine “risarcimento”, un passaggio doveroso nel percorso di riconoscimento delle responsabilità – sottolineano le associazioni -. Ma mons. Ghizzoni, ha ribadito che risarcire “non spetta alla Chiesa, semmai ai responsabili degli abusi” nel momento in cui vengono condannati. Un atteggiamento opaco e pilatesco», attaccano le associazioni.
Le richieste
Nella nota diffusa oggi, il coordinamento ItalyChurchToo attacca anche la «scarsa trasparenza» dell’indagine della Cei e la sua riluttanza a istituire commissioni indipendenti, come avvenuto in Francia e in Germania. «Dal raffronto con quanto hanno posto in essere le Conferenze episcopali di altri Paesi, la posizione, l’approccio e la dignità della Chiesa italiana escono demoliti e privi di credibilità», sostengono le associazioni. In fondo al comunicato, il Coordinamento a difesa delle vittime di abusi elenca le sue richieste. Tra queste, la creazione di commissioni indipendenti ed esterne alla Chiesa, la messa a disposizione degli archivi diocesani e l’allontanamento immediato di chi ha omesso o coperto un caso di abuso sessuale.