Dopo 20 anni, si chiude l’era Pelosi alla guida dei dem alla Camera Usa
“Non cercherò la rielezione come leader nel prossimo Congresso è arrivato il momento in cui la nuova generazione guidi il partito, e sono grata nel vedere che così tanti sono pronti e desiderosi di sostenere questa nuova responsabilità”
Fine di un’epoca, tra gli applausi dei Democratici e di un ristretto gruppo di Repubblicani. Nancy Pelosi ha annunciato il suo passo indietro alla guida del Partito democratico alla Camera. “Non cercherò la rielezione come leader nel prossimo Congresso – ha detto durante il suo intervento in aula – è arrivato il momento in cui la nuova generazione guidi il partito, e sono grata nel vedere che così tanti sono pronti e desiderosi di sostenere questa nuova responsabilità”.
L’ovazione dei suoi colleghi, che l’hanno a lungo applaudita, l’ha colta un po’ di sorpresa: Nancy è parsa emozionata, per un attimo anche imbarazzata, mentre tentava di riportare la seduta all’ordine del giorno. Ma il suo annuncio non poteva passare in secondo piano. Tutti i media americani, anche quelli a lei ostili, hanno rilanciato la notizia.
Speaker dal 2007 al 2001 e poi dal 2019, Nancy Patricia D’Alessandro Pelosi è il simbolo di molte prime volte nella politica americana: prima donna, prima californiana e prima italoamericana a ricoprire il ruolo di leader democratica alla Camera.
Entrata al Congresso nel 1987, quella che poi sarebbe diventata il ‘Ciclone Nancy’ ha rappresentato il volto determinato dei progressisti, la tessitrice ostinata, e la grande avversaria di Donald Trump nei quattro anni di presidenza del tycoon.
Il passo indietro era atteso, considerando che i Democratici hanno perso la maggioranza e il ruolo di Speaker passerà al Repubblicano Kevin McCarthy, che ha già ricevuto l’investitura ufficiale del partito, ma alla fine sarà soltanto parziale: Pelosi, indicata come possibile ambasciatore a Roma, per il momento lascerà il ruolo di leader ma non il seggio alla Camera, dove punta a ricoprire un ruolo di ‘guida ombra’.
A incidere sulla decisione, oltre al risultato elettorale, è stato l’ultimo drammatico episodio, che ha visto protagonista il marito, Paul Pelosi, aggredito in casa, a San Francisco, da uno squilibrato che puntava a sequestrare la Speaker. Non a caso nel suo messaggio di congedo, Nancy ha voluto ringraziare pubblicamente il marito: “È il mio compagno amato e colonna. Siamo grati per tutte le vostre preghiere e gli auguri che avete inviato perche’ si riprenda presto”.
Il passaggio di testimone avrà un impatto forte sul partito: Pelosi ha guidato i Democratici alla Camera fin dal 2003, la più lunga leadership al Congresso dai tempi di Sam Rayburn, il rappresentante texano leader dei progressisti dal 1937 al 1961, anno in cui morì.
Per due decenni Pelosi ha guidato alcuni tra i passaggi legislativi più importanti della recente storia americana, dall’approvazione dell’Obama Care alle misure contro il Covid, raccolto per il partito donazioni per più di un miliardo di dollari e segnato un grande traguardo per il mondo femminista quando, nel 2007, venne eletta Speaker, la prima donna nella storia.
Nancy è anche la leader che ha lanciato per due volte l’impeachment nei confronti di Donald Trump, e promosso l’inchiesta speciale sui fatti del 6 gennaio 2021, quando migliaia di sostenitori trumpiani assaltarono il Congresso. Ufficialmente nessun Democratico ha avanzato la sua candidatura per raccoglierne la pesante successione, ma i nomi che circolano sono tre: Hakeem Jeffries, Katherine Clark e Pete Aguilar.
Jeffries, 52 anni, afroamericano eletto a New York, è considerato ampiamente il favorito, ma dovrà vedersela con quello che è stato lo storico vice di Pelosi, Steny Hoyer: il rappresentante del Maryland ha raccolto negli anni decine di milioni di dollari di donazioni a favore del partito, e si aspetta adesso un segno di riconoscenza.
Ma l’età non gioca a suo favore: Hoyer ha 83 anni, uno in più di Pelosi. La stessa Nancy ha indicato al partito la strada da seguire: dare spazio alla nuova generazione.