A 5 anni torna a camminare grazie all’esoscheletro, il caso di Daniele: primo test in Italia
La struttura permetterà ai bimbi affetti da diverse patologie di camminare e svolgere altre attività, con impatto anche in ambito cognitivo, emotivo e sociale
È stato presentato oggi all’Irccs San Raffaele di Roma Atlas 2030, l’unico esoscheletro disponibile in Italia utilizzabile in età pediatrica che permette di camminare ai bambini di età compresa tra i 4 e i 10 anni affetti da patologie neuromuscolari, come paralisi cerebrale infantile, distrofia muscolare, atrofia muscolare, miopatie di varia natura e miolesioni.
E’ stato il piccolo Daniele, 5 anni, colpito da un’ischemia midollare perinatale a presentarlo: «Si chiama Atlas e, insieme a Iron man, è il mio nuovo supereroe».
Già, perché la struttura progettata dall’azienda spagnola Marsi Bionics, e distribuita in Italia da Emac Tecnologia Vitale, permetterà ai bambini che la indosseranno di muoversi liberamente, grazie a una particolare tecnologia elastica che si adatta al corpo di chi lo indossa.
Ma come funziona di fatto Atlas 2030?
Innanzitutto si tratta di una struttura robotica dotata di 8 motori posti a diverse altezze, dalle anche sino alle caviglie, passando per le ginocchia dei bambini, in modo da poter garantire il cosiddetto overground, ossia la possibilità di muoversi in tutte le direzioni desiderate. L’esoscheletro è collegato alle articolazioni attive e a rigidità variabile e agisce per biomimesi, ossia imitando i processi della funzione motoria muscolare naturale.
E come precisato da Francesco Infarinato, responsabile del laboratorio di bioingegneria della riabilitazione, «questo sistema permette al terapista di interagire faccia a faccia con il bambino, invece di supportare il movimento dalle spalle».
L’impiego di Atlas 2030 è associato, ovviamente, anche «alla neuroriabilitazione – come spiegato dal professor Marco Franceschini, direttore del Laboratorio di Ricerca Clinica in Riabilitazione Neuromotoria dell’IRCCS romano – che rappresenta lo strumento che permette di riprogrammare le funzioni cerebrali attraverso il meccanismo della plasticità sinaptica. Nei bambini con le patologie neurologiche, molti dei quali non hanno mai avuto la possibilità di camminare, questo meccanismo assume un ruolo ancora più importante: i piccoli, in questo caso, non devono riapprendere ma imparare da zero. Permettere loro di camminare in modo fisiologico con ripetibilità e intensità è un’opportunità terapeutica di fondamentale importanza».
L’uso dell’esoscheletro Atlas 2030 però non ha impatto solo sul movimento del bambino, ma anche sulla sua sfera cognitiva, così come su quella emotiva e quella sociale.
Nell’istituto romano prenderà ora il via uno studio, RoboKId, che valuterà la fattibilità, l’intervento e l’impatto di tale approccio riabilitativo sulla qualità di vita e lo stato clinico funzionale dei piccoli partecipanti, che saranno in totale 20, attraverso un programma di intervento che integrerà il trattamento robotico attivo del cammino e la terapia tradizionale.
Insomma, così come Atlante, il titano che secondo la mitologia greca sorreggeva con la sola forza delle sue braccia il cielo, ma anche come l’atlante, la prima vertebra del rachide cervicale della colonna vertebrale (C1), Atlas 2030 sosterrà i bambini dando loro una libertà mai avuta prima.