Esplosioni nel Mar Baltico, avvistate fuoriuscite di gas. Il Cremlino non esclude un sabotaggio
Svezia e Danimarca convocano unità di crisi. il prezzo vola a 187 euro. Copenaghen alza l’allerta sulle infrastrutture strategiche e limita la navigazione, il premier: “Difficile che sia accidentale”. Polonia probabile provocazione russa. La Ue rassicura: “Nessun impatto sulle forniture”
 Attacchi, sabotaggi o provocazioni? Un vortice di accuse, sospetti e polemiche internazionali si è scatenato intorno al mistero delle tre falle nei gasdotti Nord Stream 1 e 2 che hanno provocato dei sensibili cali di pressione nonché una perdita nel Mar Baltico.
L’osservatorio sismico svedese ha rivelato “due forti esplosioni” nelle acque nei pressi del tratto del gasdotto Nord Stream interessato da perdite. Lo riferisce la televisione nazionale svedese Stv.
“Non c’è dubbio che si tratti di esplosioni”, ha dichiarato all’emittente Bjorn Lund, docente di sismologia e direttore della rete sismica nazionale svedese, “si vede chiaramente come le onde rimbalzino dal fondo alla superficie. Non c’è dubbio che sia stato uno scoppio”. Una delle esplosioni, aggiunge Stv, ha avuto una magnitudo di 2,3 ed è stata registrata in ben 30 stazioni di misurazione nel Sud della Svezia.
La prima esplosione è stata registrata alle 02:03 della notte di lunedì e la seconda alle 19:04 di lunedì sera e gli allarmi sulle fughe di gas sono arrivati dall’amministrazione marittima rispettivamente alle 13:52 e alle 20:41 di lunedì, dopo che alcune navi avevano rilevato bolle in superficie. Svt afferma di aver ottenuto le coordinate delle esplosioni, che si troverebbero nella stessa area in cui sono state registrate le fughe di gas. Lund ha escluso al momento che le deflagrazioni siano legate a esercitazioni militari, come a volte accade.
Già lunedì sera le autorità danesi hanno parlato di una “pericolosa” fuoriuscita di gas disponendo immediatamente un divieto di navigazione e di sorvolo in un’area a sud dell’isola danese di Bornholm, a nord-est e a sud-est della quale sono state rilevate le perdite.
I gasdotti Nord Stream 1 e Nord Stream 2 attraversano entrambi il Mar Baltico per trasportare il gas naturale dalla Russia alla Germania, e oggi sia le autorità di sicurezza tedesche che quelle danesi hanno avviato approfondite indagini: sarà un caso, ma tutto questo accade mentre è prevista l’inaugurazione di una nuova pipeline per rendere la Polonia e altri Paesi europei meno dipendenti dal gas russo, la Baltic Pipe.
In conseguenza dell’attacco della Russia all’Ucraina, sia per il “congelamento” di Nord Stream 2 imposto e poi per la chiusura dei rubinetti di Nord Stream 1 da parte di Mosca, nessuno dei due gasdotti trasporta attualmente gas naturale verso l’Europa: tuttavia, entrambe le pipeline risultano piene. Materia incandescente, che ha scatenato immediatamente il meccanismo delle accuse reciproche.
La Germania ipotizza degli “attacchi” ai gasdotti – come delle fonti hanno rivelato al quotidiano Tagesspiegel – tanto che al governo federale guidato da Olaf Scholz si ritiene che questi danneggiamenti alle pipeline “non siano un caso”. In termini non troppo dissimili si è espressa la premier danese Matte Frederiksen: “Difficile immaginare che si tratti di perdite accidentali”.
A seguire, la presa di posizione dello stesso Cremlino che oltre a dirsi “estremamente preoccupato”, afferma – per bocca del portavoce Dmitry Peskov – di non escludere “nessuna opzione”, tra cui “il sabotaggio”. Speculare e opposta la reazione che arriva dalla Polonia: “Purtroppo il nostro vicino a est persegue costantemente una politica aggressiva”, ha attaccato il viceministro agli Esteri polacco Marcin Przydacz a Varsavia, aggiungendo che se la Russia “è in grado di mettere in atto un’aggressione all’Ucraina, è chiaro che non si possono escludere provocazioni che si riguardino l’Europa occidentale”.
E di “sabotaggio” parla esplicitamente, ma puntando appunto il dito contro Mosca, il premier polacco Mateusz Morawiecki: “Non conosciamo i dettagli, ma vediamo chiaramente che siamo di fronte ad un atto di sabotaggio”. Intervenendo alla presentazione del gasdotto Baltic Pipe, Morawiecki ha incalzato: “Probabilmente siamo ad una nuova tappa di un’escalation, come accade anche in Ucraina”.
Negli anni passati il governo polacco aveva espresso la ferma contrarietà alla realizzazione del progetto Nord Stream 2, originariamente volto a moltiplicare il flusso di gas dalla Russia all’Europa, ed in particolare alla Germania, con l’argomento che la dipendenza energetica sarebbe stata usata dal Cremlino come uno strumento di pressione politica. Stesso argomento, peraltro, ribadito con forza negli anni da Washington e da Parigi, motivo per cui sul tema Nord Stream si sono registrate non poche tensioni con Berlino.
L’anno scorso i lavori per la realizzazione di Nord Stream 2 erano portati a termine, ma la Germania non ha mai dato il via libera alla sua messa in funzione, proprio a causa dell’invasione russa. Intanto l’Agenzia federale tedesca che gestisce la rete energetica ha messo le mani avanti dichiarando che non vi sarebbero state conseguenze sulla sicurezza energetica. Nondimeno, si aggiunge nella nota, “stiamo cercando di fare luce” insieme al ministero per l’Economia sulle falle alle pipeline, ma “attualmente non conosciamo ancora le cause” della perdita di pressione.
Le autorità danesi hanno annunciato lunedì la scoperta di una perdita nel gasdotto Nord Stream 2, che finora non è stato utilizzato per importare gas russo. In seguito sono stati informati di un forte calo di pressione sul gasdotto Nord Stream 1, che fino a poco tempo fa era una delle principali fonti di gas per la Germania. Per intanto la società Nord Stream Ag riferisce che “non è chiaro quando il sistema torni ad essere funzionante”, e spiega che le due falle del primo gasdotto “sono molto vicine una all’altra”, anche se si trovano “una nella zona economica svedese e una nella zona economica danese”. E’ sempre Frederiksen a tirare le somme dal punto di vista politico della vicenda: il danno ai gasdotti del Baltico “dimostra che vie è la necessità di una maggiore sicurezza energetica in Europa”.